Il mix è quel complesso di operazioni che fanno coesistere un gruppo di suoni generati da una serie di strumenti suonati nell'esecuzione di un brano. Gli strumenti sono solitamente suonati singolarmente in differita o a gruppi, o addirittura tutti insieme. La fase che precede il Mix è la Registrazione o ripresa dei suoni (Recording). Senza soffermarci troppo a lungo sulla ripresa dei suoni possiamo brevemente riassumere che la ripresa solitamente avviene o attraverso microfoni a condensatore, dinamici o a nastro, oppure può avvenire attraverso l'acquisizione diretta di un segnale elettrico (via cavo). Negli ultimi anni si è diffusa sempre di piu la tecnologia degli strumenti virtuali che ci consente di avere , attraverso l'uso di software , la possibilità di suonare “virtualmente”degli strumenti attraverso dei controller MIDI e farlo con sonorità ottenute preregistrando dei suoni dei relativi strumenti. La tecnologia dei Virtual Instrument ha rivoluzionato il settore della produzione, innalzando molte volte la qualità della resa sonora ed abbattendo i costi di produzione. Su quanto abbia contribuito la tecnologia MIDI e quella dei Virtual Instrument ed ancora prima quella della sintesi artificiale dei suoni, alla crescita qualitativa del prodotto musicale , oggi vi è un dibattito ricchissimo, in quanto in molti obiettano che spesso la tecnologia non ha reso un servizio alla forza interpretativa del musicista, anzi a volte l'ha sacrificata. Io ho una posizione piuttosto chiara su questo argomento. Una nuova tecnologia non può mai andare ad impoverire quanto fatto dall'uomo fino ad ora, se usata con buon senso e consapevolezza. Il buon senso non prescinde da una profonda conoscenza delle macchine e dalla potenzialità che hanno di arricchire il nostro bagaglio espressivo. Quindi ben venga la nuova tecnologia se supportata dalla conoscenza della musica e delle sue regole, dei suoni e delle loro regole.
La disciplina del Mixing si è consolidata di pari passo con la crescita dell'industria discografica e le tecnologie che supportavano l'indotto. La svolta per la nascita dell'insieme di queste operazioni è determinata dall'evoluzione tecnologica che consentì di registrare le prestazioni di musicisti in differita, cioè in un secondo momento rispetto all'esecuzione di un altro musicista. Il motivo è facilmente immaginabile, fino a quel momento le registrazioni venivano effettuate microfonando l'insieme di strumenti , cantante compreso, erano registrazioni che catturavano il gesto dei musicisti e lo rendevano magicamente irripetibile. Naturalmente la prestazione di uno dei musicisti era legata a quella degli altri ed alla qualità di tutta la registrazione, la tensione quindi era alta e la preparazione a queste riprese era minuziosa. Non si poteva sbagliare , anzi si doveva dare il meglio e si avevano poche canches per farlo.
La possibilità successivamente di separare materialmente le registrazioni di piu suoni e memorizzarle su nastri magnetici divisi in piu “piste” diede molta più libertà di manovra da un lato ma obbligò il fonico a disegnare una strategia per rimettere insieme tutti questi suoni una volta registrati e dare l'impressione a chi ascolta della simultaneità dell'esecuzione e della sua coordinata allocazione. In parole semplici, l'obiettivo del mix da quando esistono le tracce separate è di dare l'impressione a chi ascolta di percepire in maniera gradevole un gruppo di musicisti che suonano davanti a se ed in un luogo preciso.
Parliamo del “luogo” e di chi sta suonando. Se immaginiamo suoni una rock band, la immaginiamo su un palco di un club, sul palco di uno stadio, sul palco di una palestra (oh my god), in una cantina, in camera vostra!!! Se immaginiamo un quartetto d'archi, lo immaginiamo in un teatro, in un grande salone, etc. Per prima cosa quindi dobbiamo collocare in nostri suoni e le nostre esecuzioni e studiare il luogo. Del luogo ci interessa, la sua dimensione e il suo grado di rifrazione sonora, che varia a seconda dei materiali di cui è composta e della sua dimensione. Una batteria suonata in una palestra viene percepita in un modo , suonata in una cantina in un altro. Dopodichè dobbiamo decidere dove collocare l'ascoltatore , quanto distante dalle fonti sonore.
Arriviamo quindi alla organizzazione dei suoni. Una volta acquisiti i suoni vanno “disposti”. L'obiettivo è quello di ottenere una gradevolezza e coerenza di ascolto in maniera tale che tutti i suoni abbiamo il ruolo che l'arrangiatore ha pensato che debbano avere. Quindi si deve sentire tutto secondo una scala di valori di importanza, dagli strumenti che esprimono melodia a quelli che producono armonia e parti ritmiche. Questa disposizione non può prescindere da due elementi fondamentali: il grado di riverberazione che l'ambiente vogliamo che abbia e il contenuto timbrico di ogni suono in termini di frequenza. Tuttavia dobbiamo tenere conto del fatto che stiamo collocando virtualmente una fonte sonora all'interno di uno spazio psicoacustico che può avere dimensioni reali. Attraverso la manopola di panpot di ogni traccia possiamo spostare verso destra o verso sinistra il nostro suono, con la manopola del volume del canale in realtà stiamo approssimando o allontanando da noi il suono. In un ambiente siffatto queste coordinate ci consentono di “muovere” i suoni a nostro piacimento. Successivamente attraverso l'applicazione di un effetto riverberazione otterremo la collocazione un un tipo di ambiente piuttosto che in un altro.
Oggi si può fare tutto con l'ausilio dei sequencer, dei software dedicati all'acquisizione , alla manipolazione e al mix dei suoni appunto. Il mix “In The Box” è quello piu praticato soprattutto nelle produzioni home made. Una buona organizzazione delle tracce sicuramente ci aiuterà a lavorare meglio e più spediti. Dato per scontato che le nostre operazioni di editing le abbiamo superate brillantemente ora siamo pronti a disporre le nostre tracce. Raggruppatele per categoria , iniziate dalle tracce ritmiche e via via verso quelle armoniche e melodiche , solitamente si inizia dagli strumenti che producono timbri e frequenze piu particolari ed ingombranti. Prima di iniziare a mixare è bene tenere a mente alcuni principi consolidati dall'esperienza. Se vi siete occupati voi dell'acquisizione dei suoni e avete tralasciato alcune cosine o siete scesi a compromessi sulla qualità della strumentazione destinata alla ripresa, sappiate che il miglior mix non trasformerà un suono ripreso pessimamente in un buon suono. Farete fatica a collocare quel suono all'interno del mix, perderete un sacco di tempo in equalizzazioni correttive o compressioni miracolistiche. Da ciò ne deduciamo che se i suoni sono stati ripresi bene o i campioni che state usando sono di buona qualità, il vostro mix sarà pronto in poco tempo e lo porterete a casa brillantemente. Se non vi siete occupati voi della ripresa, raccogliete piu informazioni possibili su microfoni , preamplificatori, compressori, equalizzatori usati, se a transistor, se a valvole, tenendo presente che spesso ad ogni macchina corrisponde una peculiarità timbrica. In ultimo non sottovalutate il ruolo che ha la qualità dei convertitori A/D D/A della vostra scheda audio e di quella che si è occupata di acquisire i suoni, ma questo è argomento da affrontare in altra sede. Possiamo iniziare. Dopo aver organizzato le tracce iniziamo dalla parte ritmica ad esempio batteria.
Il mix di una batteria analizzato e spiegato nel dettaglio potrebbe prendere uno spazio gigantesco del nostro tempo, in questa sede ci limitiamo a dire che una volta trovato un buon equilibrio dinamico e timbrico tra i suoi elementi la raggrupperemo su un canale ausiliario e faremo in modo da avere un doppio controllo , uno sui singoli pezzi che la compongono, attraverso i fader dei singoli canali, ed uno attraverso il canale ausiliario che ci consentirà di avere un controllo sul volume complessivo di tutta la batteria. Fate in modo che il suono complessivo della batteria in modalita “solo” non arrivi al Master Fader con una pressione sonora di picco maggiore di -8/-6 Dbu.
A questo punto partendo dal silenzio cominciate a tirar su il basso e fermatevi solo quando ritenete che vada bene, fidatevi delle vostre orecchie. Il basso per natura timbrica e frequenze non necessita di collocazione laterale, almeno se si tratta di bassi elettrici e siamo in un contesto sonoro pop. Fate cosi con gli altri strumenti , tirateli su uno alla volta e fermatevi quando sentite che ha un ruolo da voi voluto. Durante l'operazione di collocazione non userete solo i fader del volume ma anche i panpot che ci consentiranno di spostare la fonte in senso laterale. Questa collocazione serve a trovare a ciascun suono una determitata posizione in modo che si riesca ad ascoltare tutto in maniera gradevole. Spesso gli strumenti sono tanti e gli spazi a disposizione si assottigliano e quindi per evitare il fastidioso effetto mascheramento dovuto alle componenti in frequenza simili di due suoni diversi (ad es. pianoforte e chitarra acustica) dobbiamo procedere a manipolare questi suoni per mezzo degli equalizzatori per sottrarre o enfatizzare una parte di frequenza ad uno strumento a beneficio di un altro. Questa operazione ci consentirà di collocare i due strumenti in zone contigue e non “pestarsi i piedi” a vicenda. Dopo aver tirato su i volumi, progressivamente di ogni traccia , procedete con la riverberazione, immaginate l'ambiente, chiudete gli occhi, lasciate alle orecchie tutto il lavoro di creatività. Sappiate che la somma di riverberazione altera i volumi e la loro percezione, tornate indietro a ricontrollare gli equilibri, spesso è necessario ritornare anche su compressori ed equalizzatori. Piano piano state ottenendo la pasta complessiva del vostro suono, ricordatevi che un suono molto alto non è sinonimo di bello, non preoccupatevi di tenere tutto al limite della vostra headroom, c'è sempre tempo per tirare su...
Naturalmente alcuni consigli buoni per il mastering valgono anche per il mixing. Usate i riferimenti, ascoltare prodotti analoghi, usate monitor diversi, mettete cuffia, togliete cuffia, usate cassettine economiche da 12 Euro, usate monitor Genelec, Adam. Tannoy o le mitiche Yamaha NS10 e chi più ne ha più ne metta, se non avete la fortuna di avere un grande equipaggiamento usate la fantasia e gli amici meglio equipaggiati di voi, magari un giorno sarete in grado di ricambiare il favore ;) Quando pensate di aver finito spegnete tutto e andate a farvi un giro, se avete letto il mio articolo sul mastering saprete perchè. Se non lo avete letto fatelo, se non potete nel breve sappiate che le orecchie si stancano e più lavorano più perdono obiettività. Tornateci su il giorno dopo o mezza giornata dopo e ricontrollate.
La fretta non è una buona consigliera. Se qualcuno vi mette fretta mandatelo a quel paese. Se qualcuno vi chiede la consegna del vostro lavoro in un tempo inferiore a quello che voi ritenete giusto mandatelo a quel paese, tanto quel cliente, se lavorate di fretta, lo perderete lo stesso. Ognuno ha i suoi ritmi di lavoro, c'è chi realizza prodotti bene ed a velocità supersoniche , c'è chi invece ha bisogno di più tempo, vi consiglio di stabilirli voi i vostri tempi perchè solo voi potete comprendere quello che vi occorre per completare un lavoro ben fatto.
Altro piccolo consiglio, non fatevi prendere dalla sindrome di Penelope, 15 anni fa mi è capitato di ripetere 18 volte lo stesso mix perche non ero soddisfatto, non vale la pena, se una cosa non funziona spesso dipende da altro...
Successivamente affronterò temi specifici inerenti il mixing quali l'equalizzazione e la compressione durante il missaggio, che potrete trovare anche sul mio blog.
Vi lascio con una brevissima clip LIVE in cui affronto in maniera veloce e sintetica il problema del mascheramento. Due tracce: fender rhodes e chitarra acustica. Frequenze medio basse si pestano i piedi, scelgo di enfatizzare le alte della chitarra acustica la quale fa dello strumming e quindi mi interessa la parte “ferrosa” del suo suono. Ne consegue un innalzamento del suo volume complessivo, a questo punto devo abbassarla per “rimetterla a posto”, la conseguenza è che ho sottratto la parte bassa in frequenza della chitarra acustica lasciando alle basse del rhodes la possibilità di esprimersi al meglio. Perche ho enfatizzato le alte della chitarra acustica e non ho sottratto le basse? Semplice mi serviva arricchire di armoniche il suono ferroso della chitarra acustica visto che su quella parte ci punto molto, ed è l'unico modo per valorizzarla senza “disturbare “ gli atri strumenti. Buon lavoro ed alla prossima!
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