Per affrontare questo argomento in maniera efficace bisogna fare una premessa piuttosto articolata. Alcuni cenni storici ci potrebbero aiutare in questo senso. La musica intesa come bene immateriale destinato ad un consumo di massa è un concetto maturato non prima degli anni 60. Due elementi hanno sostanzialmente contribuito alla diffusione ed alla promozione della musica intesa come tale. Il primo è la realizzazione di un supporto destinato a veicolare manualmente la musica (nastri o vinile) ed un sistema di riproduzione che però avessero costi accessibili anche ad una classe sociale medio-bassa, tanto da rendere questo sistema pervasivo e presente pressocchè in ogni abitazione. Il secondo elemento sono i Media Radiotelevisivi, che fungevano in via primaria da strumenti di intrattenimento ma avevano secondariamente una funzione divulgativa, sia di performance artistiche sia di storie e carriere legate a degli artisti che ben presto divennero ben piu popolari di personaggi pubblici dell'epoca. In quegli anni le tecniche di registrazione della musica subirono delle profonde evoluzioni, così come le strumentazioni destinate alla ripresa del suono divennero sempre piu performanti e raffinate. L'obiettivo di chi realizzava le registrazioni , chi ne sosteneva i costi , chi poi ne commercializzava i supporti di riproduzione era sempre uno solo: rendere la performance dell'artista il piu fedele possibile in modo da restituire all'ascoltatore la sensazione di essere “di fronte” a chi si esibisce. Dal momento i cui veniva composta a quando veniva registrata e poi stampata sui supporti , il prodotto musica veniva sottoposto ad una serie di valutazioni di ordine soprattutto artistico. Le valutazioni di ordine tecnico erano limitate ad un corretto uso della strumentazione che serviva alla ripresa della performance, quindi l'uso corretto dei diversi tipi di microfoni, la conoscenza delle macchine elettriche destinate alla gestione dei segnali elettrici generati dalle riprese microfoniche. Successivamente le tecniche di mixing si svilupparono a causa dello sviluppo dell'uso della registrazione degli strumenti musicali e delle voci in momenti successivi su dei percorsi magnetici separati. Questo generava una grande possibilità di gestione ottimale del suono ma necessitava di una particolare attenzione nella gestione della miscelazione dei suoni acquisiti. L'obiettivo comunque era di raggiungere un livello complessivo di gradevolezza di ascolto che desse la sensazione di un' orchestra classica o leggera che stesse suonando davanti all'ascoltatore. Esisteva un livello medio di pressione sonora che veniva generato dalla riproduzione del supporto ma questo livello medio era molto variabile da brano a brano , da artista ad artista e variava anche da una casa discografica ad un'altra. I Media soprattutto le radio e le televisioni ponevano però un problema, ritenevano sgradevole all'ascoltatore che tra le registrazioni di un supporto ed un altro ci fossero differenze importanti di volume, tanto da costringere l'ascoltatore ad abbassare o ad alzare il volume della propria radio. Cominciarono ad usare dei compressori di segnale sulle uscite generali delle trasmissioni per ovviare anche a questo inconveniente , di li a poco anche le case discografiche si allinearono e iniziarono a realizzare delle registrazioni i cui volumi generali fossero piu “organizzati”. Si sviluppò una tecnica destinata all'ottimizzazione del volume generale di ascolto di una registrazione destinata alla stampa su supporto o alla radio tele trasmissione.
Tutto questo è il Mastering. Naturalmente nei decenni successivi la tecnica si è affinata, oggi abbiamo persino diverse tecniche di mastering in base al genere di musica o al media di destinazione. Abbiamo talvolta anche diverse versioni a seconda dell'utilizzo che se ne vuole fare. E' un procedimento che ci consente di dare alla nostra musica una maggiore resa sonora intesa come omogeneità di ascolto, gradevolezza, indipendentemente dal supporto a cui è destinata in linea generale. Tuttavia prima di entrare in dettagli tecnici mi preme fare alcune considerazioni.
Il Mastering si pone come ultimo step della realizzazione di un prodotto musicale. Il primo è la ripresa del suono, il secondo è il mixing del suono ( far coesistere in maniera coerente e gradevole suoni spesso di natura molto diversa), il terzo è appunto il mastering che, metaforicamente , applica una passata di flatting alla vostra sedia. Questo ci porta ad una riflessione che scaturisce in maniera naturale. Una brutta canzone registrata bene, con un gran mix ed un gran mastering rimane una brutta canzone. Un brano registrato male, missato peggio non puo' essere recuperato da Superman in fase di Mastering. Voglio dire che se le operazioni che precedono il Mastering sono state fatte a regola d'arte avrete speranza che il vostro prodotto di senta bene, altrimenti il Mastering non fa miracoli, diffidate da chi ve ne promette. In sintesi , sperate di fare meno danno possibile attenendovi ad una omogeneizzazione del volume medio di ascolto e avrete fatto centro. A dirsi sembra piuttosto semplice ed in effetti lo è se vi atterrete ad alcuni semplici consigli.
Se state realizzando un mastering di una vostra traccia, la prima cosa è individuare esattamente il genere di riferimento (immagino sia affermazione che sembra scontata ma credetemi non lo è) ed andate ad ascoltarvi un prodotto che secondo voi suona bene che abbia un suono di quel genere musicale e che somigli il piu possibile al vostro, ponetevelo come obiettivo. Fate una cosa ancora piu efficace, mettetela sul sequencer o software che state usando per la vostra traccia e comparatene gli ascolti di continuo. Cominciate cosi e cercate di capire attraverso un 'esperienza fisica (orecchie) che significa ascoltare una traccia masterizzata ed una no. La prima reazione è di smarrimento! Cos'è sta cagata? (la mia traccia) ...cambio mestiere/hobby. La seconda che arriva fortunatamente subito dopo è , cerco di capire perchè. Probabilmente sentirete degli strumenti troppo alti , altri troppo bassi, troppe frequenze alte o troppo poche, ok, se succede tutto questo sappiate che non siete soli...ma non sperate che il mastering ve li risolva, avete ascoltato solamente un brano mixato da dei professionisti ed il vostro. Fermatevi, tornate indietro, riaprite il mix e ripartite. Tenetevi aperta sempre la traccia di riferimento , fatevi un elenco , scrivetelo, delle cose che non vi piacciono e ad una ad una sistematele, quando sarete pronti per il mastering, non fatelo. Andate a farvi una birra con gli amici.
Non si fa mai il Mastering con le orecchie affaticate. Le orecchie stanche non sono affidabili. Ascoltate il vostro mix il giorno dopo e se tutto torna, procedete. A questo punto , dovrai procedere con ordine ed organizzazione mentale. Il mastering serve ad uniformare l'ascolto e contemporaneamente livellarlo. Servono dei compressori, degli equalizzatori , probabilmente degli Exciter e degli strumenti che mi servano a manipolare lo spettro stereofonico. Facciamo ordine. Credo sappiate cos'è un compressore, magari ne parleremo in qualche altro articolo. In generale sappiamo che un compressore serve a ridurre la differenza che c'e' tra un minimo ed un massimo di ascolto di un determinato segnale. Il come lo fa , come detto, lo affronteremo in altra sede. Se pur missata bene , la nostra traccia necessiterà di un intervento in tal senso. Manderemo il segnale della nostra traccia e solitamente si programma il compressore con un valore di Ratio (quanto comprimo) di 2.5:1 (significa che se entrano due parti e mezzo di segnale ne esce uno), di attacco che varia tra i 7 e i 20 ms (io non vado oltre i 10ms), una Threshold che impegni il segnale di una percentuale piccola (solitamente tra i -4 e i -8 Db) e la Release, si va ad orecchio , parti da 0 e fermati appena avverti variazioni di suono. Questa operazione provoca delle alterazioni nel rapporto tra le frequenze, solitamente vengono enfatizzate le basse. Per questo che applicheremo un bell'equalizzatore ed insieme alla nostra traccia di riferimento cercheremo di manipolare sulle frequenze per avvicinarci il più possibile a quella percezione e riequilibrare quello che , sempre in termini di frequenze il compressore mi ha modificato.
Dopo l'equalizzatore è il turno di un particolare tipo di compressore: il Limiter. Questo strumento fa una cosa sola ma la fa bene. Ci permette di stabilire un livello oltre il quale il volume della nostra traccia non vogliamo che vada e contemporaneamente possiamo innalzare il livello medio di ascolto. Attacco immediato, Threshold per innalzare il livello medio generale di ascolto, Out Ceiling per stabilire il limite oltre il quale non vogliamo andare (-0,1 Db / -0,2 Db) Release quasi immediata (10 ms circa)
Probabilmente comincerete a sentire qualche frequenza alta troppo...alta. Vi servirà probabilmente un De-esser che non è altro che un compressore monobanda che ci permetterà di cercare la frequenza che ci infastidisce e ridimensionarla
Stiamo quasi finendo. I nostri livelli debitamente organizzati e con un confronto costante col nostro brano di riferimento sono quasi pronti.
C'è uno strumento che ci può aiutare moltissimo lungo questa operazione e che solitamente si usa anche in fase di mix, è l'analizzatore di spettro ovvero un a macchina che rende una rappresentazione grafica delle frequenze che stanno suonando in tempo reale. Nella versione plugin ci viene d'aiuto l'Analyzer della Waves che tra l'altro ha realizzato anche gli altri plugin che ho usato in questo articolo, ovviamente va bene qualsiasi altro plugin che abbia funzione analoga. L'Analyzer ci aiuta a capire come suona una traccia e soprattutto quali sono i punti dello spettro di frequenze su cui agire. Nel plugin c'e' anche un utilissimo analizzatore di fase che ci aiuta a capire quanto efficace è lo spettro stereofonico da noi costruito durante il mix. Naturalmente tenete d'occhio il livello generale d'uscita della traccia, vi siete cautelati con l'out Ceiling del Maximizer ma se spingete troppo sulla sua Threshold rischiate un polpettone inascoltabile. Andate d'istinto e dove vi porta il cuore ed il vostro gusto, ma non dimenticate mai di confrontare il vostro lavoro con quelli di chi lo fa da tanti anni e non accontentavi mai, quasi mai. A volte si fanno delle operazioni in piu di quelle solite volte a manipolare la traccia ancora più a fondo. L'Exciter è uno strumento che serve ad arricchire la nostra traccia di armoniche e renderla cosi piu “calda” e “morbida” all'ascolto, naturalmente ciò va a gusto. Un altro strumento che puo' essere usato è un compressore multibanda che ci consente , un po' come il De-esser di agire su determinati range di frequenze. In ultimo possiamo anche intervenire sullo spettro stereofonico attraverso uno Stereo Imager , stringendone o allargandone l'immagine. Possiamo persino decidere di stringere o allargare l'immagine stereofonica di una determinata categoria di frequenze attraverso l'uso di macchine o plugin dedicati allo Stereo Imaging Multibanda (di solito nel pop si tende al monofonico quel gruppo di frequenze al di sotto dei 120 Hz). Quando avete finito non fate bounce, aspettate l'indomani, ascoltate ad orecchie riposate e se vi convince ancora , andate alla conquista del mondo!
Ps: Prima di andare alla conquista del pianeta ascoltate la vostra traccia usando diversi tipi di diffusori, da quelli professionali o giù di lì a quelli piu economici, dovete sapere come si sentirà la vostra musica sul 99% dei diffusori su cui verrà riprodotta. Usate cuffie , auricolari, smartphone e tutto quello che vi viene in mente, è possibile che sia necessario un passettino indietro
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