Lo sappiamo che c’è chi ha pochi strumenti per capire ed interpretare ciò che ci accade intorno, c’è chi ne ha un quantitativo sufficiente per farsi un’idea piuttosto verosimile , c’è poi chi ne ha “troppi” di strumenti di conoscenza – segnalo la virgolettatura per stigmatizzare il paradosso.
In realtà la conoscenza non è mai troppa, anzi non è mai abbastanza – ma va da se che spesso chi è addentro nelle questioni e contemporaneamente esercita un potere tende a manipolare i fatti pro domo sua politica. Ne decide i tempi, le modalità, la portata ed il fine.
Ma vado al sodo.
Chi ha pochi strumenti per dare una chiave di lettura credibile spesso agisce in modo reattivo, si forma una opinione in situazione di contrasto e non di maturazione. Cosi avviene nei fatti che in questi giorni hanno raccontato sui social, la vicenda della povera Silvia Romano.
E’ scesa dalla scaletta dell’aereo ed in meno di 15 minuti (forse non era nemmeno uscita dall’aeroporto), senza prendersi la briga di sapere chi fosse, quale fosse la sua storia di cooperante, quale fosse la sua storia di ostaggio (tranne le frammentarie rese pubbliche ovviamente) molti , sui social,si sono buttati nell’ennesima disfida di Barletta.
Scende dalla scaletta in abito islamico e molti gridano “ce l’avete restituita come una schiava” altri invece “è in combutta col nemico” altri hanno osannato la qualità dell’attività di intelligence del governo, pochi davvero hanno scritto E’ TORNATA SILVIA. In realtà nessuno aveva il diritto di scrivere nulla tranne i suoi genitori, che invece prudentemente sono rimasti in silenzio.
In sostanza si è formato un flusso di opinioni di natura reattiva.
Io nelle prime 24 ore non ho espresso nulla, ho letto il più possibile, studiato, perchè sono curioso e il primo dato che mi è saltato all’occhio è la natura intrinseca del gruppo che teneva in ostaggio la povera Silvia.
Questo gruppo non ha materialmente rapito la ragazza ma l’ha ricevuta in scambio da un gruppo di delinquenti locali. Le connessioni internazionali di queste persone che agli atti degli investigatori compiono attività terroristiche , sono estesissime ed impressionanti per capacità operative.
Il primo commento è stato proprio un invito ad approfondire la storia di questo gruppo.
Il secondo commento è una polluzione sarcastica volta a stigmatizzare ancora una volta e con più forza la sintesi di questa storia, ovvero un gruppo di esaltati senza Dio (nemmeno il loro) che ha colto l’occasione per effettuare un’operazione di stampo propagandistico e riaccendere la miccia della fantomatica guerra di religione con l’occidente. L'aggettivo fantomatico me lo concedo in quanto, aver la pretesa di etichettare efficacemente un fenomeno cosi complesso come quello terroristico islamico è impresa a me inaccessibile.
Si è convertita liberamente? e' stata costretta?
Qui naturalmente i “reattivi” vanno in tilt. Non sanno che chi passa da quelle forche è pressochè condannato ad una morte “a vita”, da questo ragionamento matura la mia personalissima convinzione. Non sanno che quel vestito lei sicuramente non lo poteva togliere sull’aereo e manifestare tutta la sua “occidentalità” , non lo poteva fare a casa sua e non lo potrà fare nemmeno nei prossimi anni, almeno fino a quando noi, i giornali , tutti i media non la dimenticheremo, facendole perdere quel valore propagandistico che oggi ha.
Sennò? Cosa succede se lo facesse oggi?
Vi assicuro che, per il paese in cui è , la città in cui è, lei oggi non è per nulla al sicuro, ci metterebbero 15 minuti per venire a riprendersela e farle pagare tutto più interessi.
Nel frattempo la guerra di chi non ha capito nulla o peggio, di chi ha capito troppo continua, il fine politico diventa il totem da brandire e conquistare e macinare qualsiasi cosa, indignando alcuni e invocando l’abolizione del suffragio universale altri. I minus habens sul ring si sfracellano senza esclusione di colpi, brandendo le armi di: inefficienza politica, antipatriottismo, razzismo, fascismo, comunismo, salvinismo, sovranismo, qualcuno è andato a grattare le crociate ed il femminismo militante con uno spruzzo di intolleranza, insomma una ratatouille di opinioni e stati d’animo che forse, questa quarantena ha un po rotto i coglioni.
credendo ognuno di portare avanti un nobile vessillo.
Io come al solito sto altrove e spero di trovare lungo la strada sempre più persone che la pensano come me:
ora è il momento di tornare al silenzio che è l’unica strategia valida perchè Silvia possa tornare prima alla sua vita.
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